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"Dare voce allo sport di base": parlano le società sportive

Continua il nostro viaggio a microfono aperto per dar voce ai problemi delle società sportive. Parlano due società sportive che hanno promosso il documento "Dare voce allo sport di base", al quale l'Uisp ha aderito. Chiunque può aderire e inviare commenti alla pagina Facebook. Il documento è consultabile sul sito www.voceallosport.it.
“L’apd Ilva Bagnoli non è solo sport agonistico”. Lo spiega bene il suo presidente Guglielmo Santoro: “Ospitiamo nella nostra struttura polivalente i ragazzi del quartiere a rischio Bagnoli Fuori Grotta, tutti impegnati in attività sportive. Ma c’è anche teatro, filatelia, numismatica”. Duemila associati di cui 600 sportivi. La storia centenaria della Bagnoli è particolare: era l’ex dopolavoro dell’Italsider, azienda nel settore della siderurgia ormai chiusa. “Abbiamo ereditato la cultura operaia” – spiega Santoro - Così i bambini di 8 anni giocano e si divertono. Ma lo fanno anche gli ottantenni, in un campo da tennis o in una pista da ballo in una sera d’estate. Tante le proposte: canottaggio, lotta libera, tennis, fitness, yoga, balli di coppia e di gruppo, fino alla new entry dell’anno il pattinaggio artistico".

L’attuale crisi economica che colpisce il nostro Paese, quali riflessi ha sulla vita di una società sportiva?
"Il canottaggio costa molto, in termini di trasferte ed attrezzature. Le famiglie non hanno grandi disponibilità. Quindi, siamo costretti a far fare qualche gara in meno ai soci durante l’anno e a ridurre la partecipazione degli equipaggi: se prima ne portavamo quattro ad una gara ora ne portiamo due. Ci troviamo a scegliere. E non è bello per chi come noi crede nel valore della partecipazione e dell’inclusione. La crisi è proprio qui, nello sportpertutti. Duole anche perché siamo stati per tre anni il primo circolo in Italia per il canottaggio. Anche per la lotta, la fascia sociale degli utenti è bassa. Quindi non possiamo chiedere contributi alle famiglie".

Sponsorizzazioni?
"Zero. Credo che sia questo l’aspetto più evidente della crisi economica. Le aziende vogliono sponsorizzare solo sport che hanno un grande ritorno pubblicitario e non quelli di nicchia".

Quali sono le maggiori difficoltà che incontra una società sportiva in questo momento?
"Le spese fisse. Spendiamo 60 mila euro l’anno in pagamenti di utenze per il mantenimento della struttura".
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“L’onda lunga della crisi non è arrivata forte. Ma è arrivata. Resistiamo perché il sistema è talmente radicato che ancora regge. Fino a quando? Non possiamo saperlo”. Così il presidente di Associazionismo sestense, Damiano Sforzi. A Sesto Fiorentino (Fi) 47 mila abitanti, l’associazione conta 5 mila tesserati. Gestisce una decina di palestre, piscine comunali e il palazzetto dello sport. Una città dove si può svolgere quasi qualsiasi tipo di sport. “Le amministrazioni locali lo hanno sempre considerato uno strumento per migliorare la vita delle persone” dice. Fioccano gli impianti pubblici e quindi: accesso assicurato alla pratica sportiva.

Crisi economica. Quali sono gli effetti su una società sportiva?
"Da noi si fanno corsi di ginnastica per anziani, ragazzi, bambini, progetti con l’amministrazione comunale che vedono l’attività motoria come elemento educativo. In questo settore c’è una sostanziale tenuta. Nelle piscine del comune, invece, registriamo un calo del 10% in due anni. La crisi però la sentiamo anche nell’aumento dei costi: tariffe rifiuti, utenze, iva. Lavorando con lo spirito dello sport per tutti non possiamo ribaltare gli aumenti sul prezzo finale all’utenza. Se aumentassimo i costi, diminuirebbero gli utenti. Non solo le famiglie, ma anche noi delle società sportive ci stiamo facendo carico della crisi perché crediamo profondamente nella mission dell’attività che facciamo. Proviamo a sostenerla. Quanto si reggerà? Non lo so".

Strategie?
"Spendere meno possibile. Questa è la parola d’ordine. Poi, razionalizzazione anche delle risorse umane. Nessun licenziamento ma sicuramente ridurre al minimo il personale e gli istruttori. Tra palestre e piscine, sono 120 le persone che collaborano con compenso sportivo, di cui 11 dipendenti. Quando parlo con loro non nascondo niente delle difficoltà economiche e in questo momento di crisi, devo dire, che ho trovato disponibilità e comprensione, nella difficoltà cerchiamo di tenerci tutti per mano".

Quali sono le maggiori difficoltà che incontra una società sportiva in questo momento?
"Selezionare gruppi dirigenti: trovare persone che impiegano tempo libero in modo volontario per mandare avanti un’associazione così complessa e grande è sempre più difficile. I giovani? Mosche bianche. I dirigenti sono persone che sono in pensione per la stragrande maggioranza. Perché? Forse perché si tende sempre più pensare a se stessi che al resto del mondo e in momenti di crisi questa cosa si accentua".

C’è disponibilità da parte delle amministrazioni pubbliche nel concedere contributi?
"Hanno meno soldi da investire. E’ normale che un sindaco che deve scegliere se tenere aperto un asilo o una società sportiva scelga l’asilo. I tagli agli enti locali però si ripercuotono automaticamente su di noi. Ad esempio, prima il pubblico chiedeva alla società sportiva che gestiva un impianto la manutenzione ordinaria. Ora, anche la straordinaria. Hanno annullato, poi, il contributo per le utenze: una voce sostanziale considerati gli aumenti proprio in questo settore". (di Laura Bonasera)

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